Il Servizio Civile Universale, un percorso per cui vale la pena spendersi: parola di Alessandra e Santina

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Siamo Alessandra e Santina, a gennaio iniziava il nostro percorso di Servizio Civile Universale presso l’associazione Nuova Solidarietà, nella fattispecie siamo di servizio alla “Casa della Solidarietà”.

Tra mille aspettative e dubbi sapevamo che avremmo incontrato qualcosa o qualcuno di nuovo: nuovi volti, nuove storie e nuove vite di cui prendersi cura. Ci siamo dedicate appieno alle attività dell’associazione: distribuivamo vestiti ed alimenti alle famiglie bisognose, un pasto caldo la sera, doposcuola ai bambini e le visite domiciliari ai nostri anziani. Erano appena passati due mesi, quando un imprevisto, ha cambiato letteralmente le nostre vite: la distanza e il modo di comunicare NON POTEVANO essere più gli stessi.

In questo primo periodo, sono stati sospesi dei servizi di cui non possiamo garantire le distanze di sicurezza: non possiamo più distribuire vestiti, la mensa è stata rimodulata e se fino ad allora un piccolo gesto come una stretta di mano era scontato, da quel momento evitarlo si è rivelato più facile a dirsi che a farsi. Dopo alcuni giorni, data l’emergenza sanitaria, una circolare ha stabilito che il nostro servizio fosse sospeso. Nonostante ciò, l’associazione è stata parte attiva per la società. Con il passare dei giorni, ci siamo resi di quanto ci mancava la nostra libertà, la nostra normalità e come cambiava il mondo giorno dopo giorno. Dopo un mese, abbiamo ripreso il servizio. Una sensazione strana, volti coperti e guanti che coprivano le mani. Niente più visite domiciliari ai nostri anziani e disabili ma soltanto ascolto telefonico e consegne domiciliari di beni di prima necessità. Niente più doposcuola, abbracci e volti dei bambini ma soltanto abbracci virtuali, compiti da remoto come ad esempio messaggi vocali o video-chiamate cercando sempre di supportarli.

Ci siamo rese conto di quanto questa emergenza sta cambiando il tessuto sociale, di quante famiglie si trovano in difficoltà. La preparazione dei pacchi è stata uno dei gesti solidali più concreti con l’aiuto dei volontari: giovani con tanto entusiasmo di dare anche il loro contributo, perfino una ragazza in stato di gravidanza. Come in una catena di montaggio, in meno di una settimana, abbiamo preparato i pacchi con derrate alimentari. Nel momento della consegna, i loro occhi e i loro “Grazie”, ci hanno gratificate e abbiamo compreso l’importanza di quel gesto. Un altro momento per noi significativo è stato l’incontro con una bambina che noi seguivamo al doposcuola.

Ci siamo rese conto di quanto il virus abbia colpito la sensibilità dei bambini. La piccola spaventata dall’attuale situazione ripeteva sempre: “polizia ed elicottero m’inseguono” o anche “il virus non se ne va”. Era talmente timorosa da non voler avere nessun contatto con la realtà esterna. Ma sono bastati pochi minuti a far sì che la fiducia reciproca vincesse la sua paura. E così più serena e fiduciosa ha deciso di seguirci facendo insieme a noi un giro dell’isolato, raccogliendo quei fiori “petalosi” pieni di colori, simbolo di rinascita che incontravamo per la strada.

Questa è sola una parte di ciò che stiamo vivendo pronte a contaminarci con altre sensazioni.

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