In Italia, dall’inizio dell’epidemia di Corona-virus, 53.578 persone hanno contratto il virus Sars-CoV-2. I dati sono stati forniti dalla Protezione civile. Di queste, sono decedute 4.825 e 6.072 sono guarite. Attualmente i soggetti positivi sono 42.681. Di ieri la notizia del Premier Conte che ha inasprito le precedenti misure anti-contagio al fine di far fermare la curva epidemiologica. Ma in che modo gli italiani vivono questo moneto di quarantena forzata? E come le nostre abitudini sociali stanno cambiando?
Queste domande le abbiamo rivolte al dott. Psicologo Santo Cambareri presidente dell’associazione “Multiverso” e già componente del consiglio dell’ordine degli psicologi
L’ordine nazionale degli psicologi ha redatto il Vademecum CNOP. Di che si tratta?
“Il CNOP ha elaborato un breve documento per riflettere sulle nostre emozioni ed orientare al meglio i nostri pensieri e comportamenti in questa fase delicata. Tra le buone pratiche per affrontare gli aspetti psicologici dell’emergenza COVID-19: evitare la ricerca compulsiva di informazioni, usare e diffondere informazioni attendibili, tenere sempre presente che si tratta di un fenomeno collettivo e non personale. Ognuno di noi, infatti, può e deve fare la propria parte in questa emergenza mondiale. Diffondere informazioni razionali, scientifiche e di cui si sono accuratamente verificate le fonti, è un atto di responsabilità individuale nei confronti della collettività che contribuisce ad arginare lo stato di allarme psicologico permanente, favorendo comportamenti razionali e consapevoli.
Anche gli psicologi stanno facendo la loro parte, attivandosi nei contesti coordinati dalla rete della Protezione Civile. Oltre al Consiglio Nazionale, diversi Ordini Territoriali hanno attivato iniziative informative per la popolazione. L’intera categoria degli psicologi è impegnata a dare il contributo necessario per questa emergenza, ad esempio adattando il proprio setting di lavoro al supporto a distanza. E’ importante che tutto questo avvenga in scienza e coscienza, senza cedere alle improvvisazioni, con un aggiornamento costante e nel rispetto del Codice Deontologico. A questo proposito, come Commissione Deontologia e Tutela dell’Ordine degli Psicologi della Calabria, abbiamo pubblicato oggi un manuale di raccomandazioni per gli iscritti impegnati in prestazioni a distanza nel corso dell’emergenza COVID-19”.
Quando si parla di “psicosi” da Coronavirus di cosa stiamo parlando e cosa possiamo fare per contravvenire il diffondersi del panico?
“Siamo davanti al chiaro esempio dell’influsso dei fenomeni collettivi sul comportamento individuale. Uno stato di forte preoccupazione, diffuso e poco controllabile. Il pericolo concreto è che tutto questo favorisca comportamenti poco responsabili e azioni che non tengono conto del rischio reale (individuale e collettivo). Tutti noi abbiamo visto le immagini delle stazioni piene nella notte del 9 marzo 2020. Spesso al diffondersi incontrollato del panico, fa da contraltare un atteggiamento di negazione del problema, anch’esso foriero di comportamenti irresponsabili. La paura è un’emozione umana, non va né alimentata né tantomeno negata, piuttosto va gestita poiché rappresenta il campanello d’allarme che ci permette di individuare un rischio per la nostra incolumità e creare le premesse utili ad ottimizzare le nostre strategie per affrontare un problema”.
Tra isolamento e scuole chiuse anche i bambini sono coinvolti. Come spiegarlo a loro?
“La rassicurazione e il sostegno dei più piccoli passa per la validazione emotiva delle sensazioni di paura, tristezza, rabbia, angoscia. Rassicurare, non significa negare, evitare, edulcorare, significa piuttosto riconoscere e confermare lo stato emotivo dell’altro.
Non si può chiedere a un bambino di non avere paura, come del resto non possiamo chiederlo a noi stessi. Una comunicazione basata sulla minimizzazione o sulla scarsa chiarezza e condivisione di informazioni e stati emotivi, non protegge i nostri piccoli, piuttosto, a un altro livello li espone ad un ulteriore rischio: la paura di ciò che non è conoscibile, spiegabile. L’adulto, volente o nolente, trasmette il proprio stato emotivo ai più piccoli per questi motivi le emozioni non vanno controllate, ma piuttosto riconosciute, gestite, mediate. Al semplice e immediato “Non avere paura”, dobbiamo sostituire il più complesso, ma efficace “E’ più che normale avere paura in questo momento, anch’io come te sono preoccupato, ma rispettando regole e accorgimenti, tutto andrà per il meglio”. I bambini assimilano molto di più attraverso l’esempio e la comunicazione chiara e sincera”.
Cosa ti senti di dire alle persone che sono chiuse in casa?
“Viviamo tutti una situazione inedita che ci costringe, per la nostra e altrui incolumità, a modificare le nostre abitudini. Lo stato di pandemia e tutte le regole introdotte per combattere contro un pericolo che ha caratteristiche impalpabili (ma purtroppo in alcuni casi fatali), ci pone davanti alla condizione di fare i conti con i nostri limiti e con i limiti di una società frenetica, di una cultura orientata all’obiettivo, al risultato, all’iper-efficacia, alla soluzione. Eppure le risorse dell’essere umano passano proprio dal riconoscimento e dall’analisi dei propri limiti, per approntare strategie che favoriscano l’adattamento a situazioni insolite e quindi la crescita. Ad oggi dobbiamo limitare al minimo gli spostamenti, i contatti, siamo costretti ad una limitazione importante delle nostre routine e ad una ridefinizione degli spazi e dei tempi sociali, economici, lavorativi, relazionali. Tutto questo ci pone davanti a delle complicazioni sicuramente difficili da affrontare e che in pochissimo tempo hanno modificato le nostre giornate e perfino i nostri luoghi, ma anche ad una sfida a cui non possiamo sottrarci. Nella crisi che viviamo, abbiamo l’occasione di riscoprire i nostri limiti. Gli stessi limiti che spesso abbiamo archiviato come semplici ostacoli al raggiungimento di un risultato o in alcuni casi addirittura negato e che invece vanno riconosciuti e osservati con cura per poter rintracciare le soluzioni più efficaci per il nostro adattamento. Le crisi, per quanto dure, obbligano l’essere umano ad evolversi”.