L’incremento delle patologie croniche irreversibili anche in Calabria sta trasformando una questione sanitaria in vera emergenza sociale che pone una profonda e strutturale riorganizzazione della Medicina sul territorio.
L’attuale fase di programmazione sanitaria deve constatare il fallimento della Medicina d’attesa e favorire la nascita di una Medicina di prossimità che sappia tradurre in azioni concrete, scelte assistenziali improntate al prendersi cura e al farsi carico dei bisogni globali della persona ammalata e del suo nucleo familiare, atteggiamenti questi, connaturati alle cure palliative.
La legge 38 votata all’ unanimità dal Parlamento italiano, il 15 marzo 2010, obbliga le istituzioni pubbliche a garantire e facilitare l’accesso alle cure palliative e di terapia del dolore a tutte le persone eleggibili, adulte e minori, in ogni luogo di cura, durante il decorso della malattia e non soltanto nella fase finale della vita. Le cure palliative sono LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) ma in Calabria sono ancora appannaggio di pochi.
Il Convegno tenutosi al Consiglio Regionale della Calabria giorno 9 giugno, ha voluto levare alta la voce affinché le diverse Aziende Sanitarie territoriali ed ospedaliere, non ostacolino più lo sviluppo di servizi e strutture dedicate alle persone inguaribili.
L’attenzione concreta alle persone più fragili e sofferenti, deve diventare impegno prioritario dell’azione politica che sa ascoltare e ricercare il “Bene Comune”. Quindi la concreta realizzazione delle cure palliative può davvero contribuire a migliorare la qualità dell’offerta sanitaria ma anche e soprattutto a rendete più civile e solidale la società umana.