DI Felice Francesco Delfino Dare voce alla marginalita’ predicava Don Italo Calabro come ricorda anche il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomata’, all’inaugurazione della Festa del Volontariato promossa dal CSV Due Mari e dall’Amministrazione Comunale e da trenta associazioni: No! il volontariato non è sinonimo di fregatura. I volontari non ambiscono necessariamente a cariche di prestigio ma si mettono a servizio dello Stato. Ciò non significa accontentarsi ma di essere una parte attiva e mai passiva, costituente e non sempre marginale, in questa ottica anche un nessuno diventa protagonista ribaltando le prospettive di una visione comune condivisa. Soprattutto bisogna considerare che l’amore non è mai uno spreco o perdita di tempo. Nel giorno del volontariato si apre il sipario della festa, dal latino festum, giorno gioioso e gaudioso e proprio per la gioia dello stare insieme gli invisibili sono i protagonisti indiscussi. Si è vero, essi sono spesso considerati dei reietti, emarginati dalle gerarchie sociali ma danno con la voce dei loro silenzi e con le loro storie, vita a un caldo grido che brucia l’indifferenza e l’odio e lascia un segno radicato, una scottatura tangibile nelle coscienze e nel libero arbitrio, un segno limpido e non più marginale, chiaro simbolo di una fascia debole, fragile, ai margini: sono storie al limite che vanno solo ascoltate oltre il pregiudizio soggettivo anche nell’anonimato. E questo il senso del volontariato farsi altro e noi volontari, in questi tre giorni ci siamo fatti altro in modo straordinariamente coinvolgente e toccante. Lo abbiamo fatto, anche attraverso la commemorazione delle loro storie, toccando le mani dell’altro, guardando i suoi occhi, immergendoci nei suoi sconsolati bui, viaggiando attraversando i binari solitari e le tortuose gallerie del giorno e della notte, considerando che come diceva Charlotte Bronte, l’oscurità non è meno importante della luci: da questi bui esistenziali nasce un prepotente richiamo di rinascita e crescita, di accompagnamento e di sviluppo per edificare mattone, dopo mattone la casa di una solidarietà più forte e consapevole. Incontri è il titolo e il filo conduttore della manifestazione, pensata per celebrare la 38^ Giornata Internazionale del volontariato (GIV). Domenica sono state esplicate delle parole chiave cui ogni ente associazionistico se ne fa vessillo tra cui: Accoglienza, accolto, dono, cura e gentilezza. Per Nuova Solidarietà si è scelta la parola Gentilezza. Poi è arrivato il momento teatrale: Tiziana, camicia bianca e salopette nera, ha raccontato, in un’ora e un quarto di spettacolo, storie di volontariato come quella di Norina Ventre, da tutti chiamata “Mamma Africa”, che dà da mangiare col servizio mensa, agli immigrati esattamente come trent’anni fa sfamava i braccianti calabresi, le vicende tribolate di Marzia che vistasi minacciata come da uno Tzunami o da una bomba atomica, ha lottato accanto agli attivisti della “Terra dei fuochi”, in nome del figlioletto Antonio, divorato da un tumore e anche la storia di Mario, emiliano, che aiutando i disabili ha fatto del bene soprattutto a se stesso perché è riuscito ad arginare la depressione e arrivato a scrivere ben otto libri o di Alessio, un ex detenuto che sotto lo stimolo dell’imprecazione si è visto fagocitato nello sconforto più assordante e infine quella di un transessuale amata di notte e odiata di giorno che non trova nessuno spiraglio di sbocco lavorativo. Il messaggio di questi tre giorni è stato chiaro e limpido come la luce del sole rischiara le tenebre: Abbiate Fede e coraggio e guardate in avanti, guardate come il Buon Samaritano in faccia lo straniero, il clochard, il solitario, l’afflitto, il bisognoso, il diverso, abbiate voglia di venirgli incontro e di andare controcorrente per divenire infine corrente.