Di Katia Tripodo – “Gioco d’azzardo patologico e territorio”, questo il tema che si è discusso a Catona con ‘Nuova Solidarietà’ e il ‘Tralcio’. L’incontro, moderato da Giuseppe Rosario Princi, fa parte del ciclo di appuntamenti svolti sul territorio reggino nell’ambito del progetto, finanziato da Fondazione con il Sud, “Dal Circolo in Circolo”, che abbraccia le diverse tematiche del sociale e della cittadinanza attiva. L’iniziativa ha avuto come obiettivo principale la sensibilizzazione della piaga sociale del gioco d’azzardo patologico. Relatori del convegno: la psicologa Angela Modaffari, Don Antonino Iannò e l’assessore al Comune di Reggio Calabria Lucia Anita Nucera
Un intervento puramente tecnico da parte della psicologa Angela Modaffari, responsabile del ‘Semi-residenziale Ce.Re.So. che, sottolineando la differenza tra un giocatore occasionale e uno patologico, ha evidenziato che “per il giocatore d’azzardo patologico il gioco è tutto, non esistono stimoli altrettanto forti e la dipendenza sorge a causa di una sostanza nel cervello chiamata dopamina. Questo neurotrasmettitore è responsabile di portare un senso di piacere. Ogni volta che fai qualcosa che mette in modo il cervello, come lo sport, questo rilascia una scarica di dopamina. Ma in alcuni casi, il cervello inizia a cercare sempre più situazioni che rilasciano sempre più dopamina. Questo è ciò che porta a tutti i tipi di dipendenza, compresa la dipendenza nei giochi”. “Il recupero è certamente possibile –conclude la psicologa– pur prospettandosi come un percorso faticoso e lungo. Gli approcci terapeutici prevedono appuntamenti individuali, familiari e di gruppo, ma soprattutto si dovrebbe pensare a un sostegno legale, magari un curatore patrimoniale per salvaguardare gli interessi economici del paziente”.
La forte tematica sociale è stata affrontata anche da Don Antonino Iannò, parroco di Arghillà il quale ha sottolineato l’importanza della patologia del gioco sotto l’aspetto etico-morale:“Una dipendenza che distrugge le famiglie, le quali non sapendo affrontare le situazioni in modo adeguato, non riescono a prendere le opportune precauzioni e i provvedimenti sanatori spesso arrivano quando già il problema è in stato avanzato. La colpa è soprattutto della società, che non si preoccupa più di tanto se un minorenne inserisce una monetina in un distributore vicino le scuole, nei bar, in tutti quei luoghi comuni facilmente accessibili in qualunque ora della giornata”.
L’assessore alle Politiche Sociali e Welfare Lucia Anita Nucera, ha ricordato l’importanza del lavoro delle istituzioni in collaborazione con le associazioni di volontariato presenti sul territorio per educare i ragazzi a sfatare il mito del denaro facile e aiutarli a capire, anche tramite progetti e la creazione di luoghi ludici e ricreativi, l’entità del gioco ad ogni età. “Siamo un amministrazione attenta su questa tematica – esordisce l’assessore – lo dimostra la delibera approvata in Consiglio Comunale sul regolamento delle sale da gioco. Abbiamo aperto uno sportello informativo sul GAP grazie alla sinergia con la CRI (croce rossa italiana). Inoltre, in cooperazione con le associazioni di volontariato – conclude Nucera – stiamo organizzando un tavolo tecnico per affrontare il problema con delle iniziative che rimandino i ragazzi alla riscoperta di giochi della tradizione, al fine di farli allontanare da questa maledetta dipendenza”.