Desolazione e sconforto. Non ci sono altri sentimenti per spiegare la tristezza che si prova nel vedere la scuola di Salice abbandonata al degrado. Da anni si attende un progetto di riqualificazione che possa permettere la riapertura di un presidio di civiltà, ancor prima che struttura indispensabile per l’Istituto comprensivo Radice-Alighieri.
Sono passati cinque anni dall’ insediamento di questa amministrazione alla quale legittimamente si è dato un credito di fiducia, e al contempo si è concesso un lasso di tempo generoso prima di costatare pubblicamente che sulla scuola di Salice si è fallito. Ma non è solo una sconfitta dell’amministrazione comunale, è una sconfitta di tutti; è una sconfitta per tutti.
Per chi aveva il dovere di fare qualcosa di concreto per la sua riapertura perché doveva cogliere il senso politico e l’importanza sociale della funzionalità di una scuola in una zona periferica della città; è un fallimento per chi non ha avuto la capacità di sapersi indignare abbastanza, per recriminare e pretendere che un simbolo di prossimità non restasse preda dell’incuria, di atti vandalici e di un totale e sconvolgente disinteresse.
Con dignità ed educazione la comunità di Salice ha sempre evidenziato la necessità e l’assoluta priorità nella scala dei servizi che un normale vivere civile richiede; ma forse questo senso di responsabilità è stato equivocato per un assenso di rassegnazione, o peggio, per un tacito accordo alla mortificazione. Eppure la comunità della piccola frazione dell’ex Ottava circoscrizione, è viva, è partecipe, è protagonista del percorso di emancipazione sociale e culturale di cui l’amministrazione stessa si è fatta portatrice. Ma quali sono i diritti indispensabili per i cittadini? Quali sono gli interventi di cui avrebbe bisogno la collettività, se non questi?
E i disagi ai quali sono state costrette le famiglie degli alunni in questi lunghi anni, avrebbero dovuto stimolare un impegno più convinto e risolutivo, ma così non è stato. Dunque, risposte inevase e aspettative disilluse. Ma nonostante tutto, la comunità salicese, con lo spirito collaborativo che l’ha sempre contraddistinta, continua a coltivare la speranza di ‘un colpo di reni al novantesimo’.