La Regione Calabria in questo periodo di quarantena forzata causa del virus Sars-Cov2 ha promosso l’iniziativa “VitaSOSospesa”. Abbiamo intervistato una delle due promotrici la presidente della Commissione Pari Opportunità ladott.ssa Cinzia Nava al fine di spiegare di cosa si tratta.
La violenza sulle donne, con le convivenze forzate, rischia di aumentare i casi di soprusi di genere. In cosa consiste “VitaSOSospesa”?
“La commissione regionale Pari Opportunità, in collaborazione con la consigliera regionale Sonia Stumpo, ha voluto mettere in atto una serie d’iniziative per invitare le donne vittime di violenza a denunciare. Noi è un’attività che facciamo già dal 2016 ma ci siamo resi conto che in questo periodo di isolamento causa la Covid-19, come stabilito dai vari DPCM, questo isolamento può diventare una tragedia dentro la tragedia. Le donne che subiscono violenza, sia fisica che psicologica, non possono uscire di casa per sporgere denuncia. Ecco perché abbiamo lanciato un video per la campagna di sensibilizzazione chiamata “VitaSOSospesa” al fine di far capire che ci sono dei metodi per fare la denuncia anche da casa”.
Sia tramite il numero verde 1522, numero nazionale, ma anche attraverso un App. della polizia di Stato che permette alle vittime, anche senza parlare, di sporgere la denuncia attraverso l’invio di una mail o di un messaggio. In questo modo il maltrattante, che si trova anche lui in quarantena, non percepisce la denuncia vocale.”
In che modo una volta fatta la denuncia le donne vengono tutelate?
“Si svilupperà il tutto in alcune fasi. La prima sarà quella di fare spostare la vittima in luoghi ben noti alla Regione come i centri anti violenza e le case rifugio. All’interno di essi le donne riceveranno tutte le “cure” del caso sia dal punto di vista medico ma anche da quello psicologico. Saranno messi a disposizione anche degli avvocati. Quindi figure professionali che saranno pronti ad aiutare le donne e anche i bambini delle stesse. Ritengo che sia ammirevole la sentenza del tribunale di Trieste che ha previsto, per la prima volta, l’allontanamento del maltrattante dall’abitazione. Questo a mio parere è importantissimo in quanto si garantisce alla donna, soprattutto con bambini, di rimanere nella propria abitazione dove potrà seguire percorsi psicologici e sociali. Inoltre, sempre per mezzo della suddetta campagna di sensibilizzazione, abbiamo dato risalto alla circolare della ministra Lamorgese che indica ai prefetti a ai governatori delle Regioni di individuare delle case protette, perché i centri anti violenza non sono comunque attrezzati per accogliere, in questo periodo di quarantena, le vittime.
Per i minori che sono vittime di violenza indiretta cosa si deve fare e come si possono aiutare?
“Questo è un tema fondamentale, purtroppo i minori che sono in casa assistendo alla violenza sulla madre anche loro sono vittime con gravi ripercussioni psicologiche.
Per questo a mio avviso all’interno delle istituzioni scolastiche debbano essere presenti momenti di ascolto con personale qualificato che prenda in carico qualsiasi tipo di atteggiamento che faccia indurre a un problema familiare. Quindi anche se il bambino non parla questi soggetti professionali hanno il compito di interpretare il suo modus operandi e intervenire nell’immediato”.