Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Stefano Musolino, è stato audito nel corso dell’ultima seduta della Seconda Commissione consiliare (Affari istituzionali, città metropolitana e decentramento, controllo enti partecipati, sicurezza e legalità), incentrata sull’istituzione della Consulta per la Legalità.
In apertura dei lavori la Presidenza della Commissione ha espresso gratitudine nei confronti del magistrato per la presenza, sottolineando l’importanza del suo contributo al percorso partecipativo intrapreso dall’organismo consiliare verso la creazione di una Consulta comunale che consenta alle associazioni cittadine, protagoniste in questi anni di azioni di risveglio civico e resistenza ai fenomeni mafiosi, di lavorare insieme in un contesto istituzionale strutturato e supportato dalle articolazioni territoriali dello Stato.
Pur non esprimendosi sul merito della proposta, ma apprezzandone comunque l’idea di fondo, Musolino si è soffermato sulle responsabilità della politica rispetto alle dinamiche sociali e culturali che devono a suo parere costituire il fondamento del contrasto alla ’ndrangheta, portando il tema nel dibattito pubblico ma non in maniera stereotipata. L’invito rivolto alla classe politica è dunque di occuparsi dei problemi concreti che riguardano la risposta reale della città non solo agli interventi repressivi delle forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria, ma soprattutto rispetto al modo in cui le istituzioni e la società accompagnano o meno il reinserimento sociale di chi viene fuori da esperienze di criminalità organizzata. Dall’intervento del magistrato è emersa dunque la necessità di dare vita a un dibattito culturale che provi ad indagare a fondo nel tessuto sociale per comprendere se e perché una comunità non sia in grado di offrire un’alternativa, che induca insomma a capire come determinati fenomeni mafiosi possano concretizzarsi con medesime dinamiche anche dopo anni di azioni repressive da parte dello Stato. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, in conclusione, ha auspicato che la politica riesca a dar vita, più che a dichiarazioni di circostanza, a un dibattito libero e consapevole sui fenomeni sociali e culturali finora rimasti a margine del discorso pubblico sul contrasto alla pervasività della ‘ndrangheta.
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