Contro lo smarrimento dei nostri tempi, Nuova Solidarietà invita all’impegno Cristiano

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Giovedì 7 febbraio l’Associazione Nuova Solidarietà ha organizzato un incontro, aperto a tutta la cittadinanza, su “Gesù Cristo risposta alla nostra vita”. L’evento si è aperto con una proiezione di un video, anche se datato perché è del 2000 ma ancora attuale, in cui p. Raniero Cantalamessa afferma con chiarezza che il cristianesimo non è una filosofia, né un insieme di verità teologiche o morali, né una semplice dottrina o una fra le tante religioni: il cristianesimo è una Persona, Gesù Cristo. Nel corso dei secoli, si sono susseguiti studi, teorie, dottrine su Gesù Cristo; ma, oggi, siamo impreparati a ricevere questo patrimonio di esperienze: dobbiamo ripartire dall’essenziale per rendere Gesù Cristo comprensibile al mondo d’oggi, cioè l’annuncio che Egli è nato, vissuto, morto e risorto per la remissione dei peccati, per darci la vita nuova. Dobbiamo scoprire o riscoprire Gesù Cristo, e questo appello è rivolto specialmente a quelle persone disinteressate che hanno abbandonato la Chiesa, che sono transitate verso forme di religiosità moderne ed improvvisate; persone che hanno avuto bisogno di un contatto semplice con il divino e a queste stesse persone bisogna, invece, dare la possibilità di stabilire un contatto personale con Gesù Cristo, loro Salvatore: bisogna ripartire da qui. I veri cristiani sono quelli che sono riusciti a stabilire questo contatto, hanno inserito la spina nella presa e si è accesa la luce. Deve accadere la stessa cosa.  Interessante quando afferma, e qui l’attualità in riferimento al Giubileo, che Gesù Cristo ci dona la speranza, che fra le tre virtù teologali, sembra essere quella meno forte. Infatti, in un poemetto francese, le tre virtù sono rappresentate come tre sorelle: la speranza, la più piccola, sta al centro e cammina tenendosi per mano alle altre due. Sembrerebbe che la fede e la carità conducano la piccolina, ma è vero il contrario: è la speranza che conduce le altre due, è la speranza che trascina tutto. La speranza che ci dà Gesù Cristo “oggi” si fonda sul fatto che, in Lui, l’uomo ha vinto la morte, l’angoscia del futuro, dove si ritrovano tutte le paure dell’uomo. Tutto in Cristo si può superare, soprattutto quella della morte. Scriveva Ungaretti: “Si sta/come d’autunno/ sugli alberi/le foglie”. Fotografia della condizione dell’uomo: nella vita, siamo come le foglie d’autunno.

Sono seguiti due interventi di don Maurizio Demetrio, parroco di Santa Maria della Misericordia di Salice e Vicario zonale, il quale citando Papa benedetto XVI ha messo in evidenza come l’incontro di san Paolo con il Cristo risorto, ha cambiato profondamente la sua vita, e poi della sua relazione con i dodici Apostoli chiamati da Gesù. Don Maurizio richiama l’originalità dell’approccio paolino: non ci sarebbe l’attuale Cristo della fede se non ci fosse il Gesù della storia; e non è possibile separare il “Signore della gloria” dall’individuo che portava il nome di Gesù di Nazaret, dal Maestro che diceva le cose di Dio ed è morto sulla croce.  Il secondo intervento è del diacono Enzo Petrolino, Presidente della Comunità del diaconato in Italia e assistente spirituale dell’Associazione, che ha esordito dicendo che già negli anni ottanta era nata una campagna partita dagli Stati Uniti d’America in cui furono incollati ovunque degli adesivi rotondi in cui c’era scritto “Christ is the answer”, Cristo è la risposta. Di fronte ad una società in cui si metteva tutto in dubbio, come effetto delle raffreddate battaglie sessantottine, si sentiva importante affermare che Cristo è la risposta. Oggi il mondo è già cambiato un’altra volta: in una società come la nostra definita dal filosofo Bauman come “società liquida” il problema è ormai opposto: è farsi domande. Tutto scivola via, tutto evapora, tutto si scioglie, tutto è inafferrabile. Per questo l’annuncio di Cristo all’uomo d’oggi e che lui è la vera domanda, la domanda di senso. Per molti la domanda fondamentale è: Dio chi sei? Dio dove sei? Invece in Cristo la domanda “Dio, chi sei?” diventa “e io chi sono?” Sta qui la tentazione originaria dell’uomo, quella presente e raccontata nella Bibbia  con l’avventura  di Adamo: l’uomo che crede di bastare a se stesso perde il paradiso, perde la serenità: inquina il rapporto con Dio (scelgo la mia opinione al posto di cercare la verità – la tentazione originaria), si inquina il rapporto di coppia (il rinfaccio con Eva) e con i figli (Caino uccide Abele per invidia), si inquina il rapporto con una natura che viene sfruttata fino al collasso (il diluvio) e si inquina la società (se ciascuno dice la sua senza ascoltarsi e senza dialogo è Babele). Se credo di bastare a me stesso mi disumanizzo. Tutto diventa concorrente geloso della mio voglia di vivere, anche Dio. Così per stare mediocremente comodi senza farci domande abbiamo ridotto la fede alla morale: si può fare o non si può fare.

Dio mi ricorda che io sono solo un uomo (cfr. ama Dio), ma non sono un uomo solo (cfr. ama il prossimo).

È questo l’impegno che da più di trent’anni l’Associazione si è dato mettendo in pratica la Parabola del Samaritano. Farsi prossimo a tutti soprattutto i poveri e gli emarginati, accogliere chi è senza un tetto offrendo l’ospitalità presso la Casa “Pasquale Rotatatore”. I presenti, numerosi, hanno apprezzato questo momento di crescita e formazione voluto dal Presidente, Fortunato Scopelliti, che ha introdotto l’incontro

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